Pongo & Me

Indimenticabile mio dobermann

Non mi è facile parlare di Pongo, pur avendo accolto volentieri la proposta da parte di Marta di scrivere qualcosa su di lui, la ferita è ancora aperta e il ricordo degli anni vissuti insieme estremamente vivo.
Il mio dobermann, il mio bambinone se ne è andato all’improvviso la mattina del 24 dicembre scorso, in circa 10-15 minuti, rivelatisi un autentico incubo,  tanto più che fino a un attimo prima lui era quello di sempre…  Avevamo già fatto la prima uscita della giornata, in quella che sembrava essere una mattina simile a tante altre. Così invece non era e quei minuti mi sono sembrati interminabili e densi di angoscia, paura, dolore e incredulità per quanto stava accadendo. Probabilmente è morto a causa di una emorragia cerebrale, oppure per una embolia massiva, questi almeno sembrano essere gli eventi più probabili.

A mio avviso se ne è andato troppo presto, aveva soltanto tre anni e mezzo, il suo ciclo vitale si è interrotto prematuramente, ma sappiamo bene com’è la vita per gli esseri viventi, siamo tutti accomunati dalla stessa sorte. Sono tanti i ricordi che ho di lui. I problemi non sono mancati fin da piccolo, sia quelli di salute che quelli comportamentali: purtroppo il suo era un curriculum da dobermann “psicopatico” ed è proprio a causa della difficoltà incontrate nel gestirlo che ho avuto la fortuna di conoscere Marta e Il Segno di Fido, così come mi è stato possibile incontrare tante altre persone accomunate dalla mia stessa passione, soprattutto frequentando l’area cani di Scarperia. Pongone per me è stato una bella scuola, attraverso di lui ho imparato un sacco di cose, abbiamo lavorato molto e i risultati non sono mancati, ma non parlo tanto del mio dobermann mattacchione quanto soprattutto di me. Negli anni vissuti insieme è sempre stato presente a tutto quello che è accaduto, anche nei momenti più bui e difficili da me vissuti lui era accanto a me, con l’immutata fiducia e l’amore che mi dimostrava sempre. Grazie cucciolo, ti porto nel mio cuore.

Concludo con un mito greco conosciuto recentemente, per me è di una tenerezza infinita e sono profondamente grato alla persona che me l’ha trasmesso. I Greci sono il primo popolo ad amare i cani e non a considerarli degli animali da lavoro, secondo la loro religione, dopo la morte gli esseri umani andavano nell’aldilà, nell’Ade. L’anima del cane invece, non scendeva nelle tenebre: tornava davanti alla porta di casa, per aspettare e proteggere per sempre il padrone.

Massimo